lunedì 21 luglio 2008

ELOGIO DELL'INCERTEZZA "IL SAGGIO E' COLUI CHE SA' DI NON SAPERE" (SOCRATE)

Diffidiamo di chi ha sempre una risposta pronta, priva di dubbi.
Chi si prende del tempo per pensare viene guardato con sospetto e quasi estromesso da questo mondo in cui il silenzio anche se momentaneo fa paura, crea ansia.
La porta del dubbio è meglio tenerla ben chiusa, dietro ci potrebbe essere la nostra parte migliore.
Eppure l'incertezza è un grande tesoro, ci può fare scoprire altre strade, dire non sò potrebbe al momento sembrare negativo, ma col senno del poi verrà valorizzata questa necessità di far maturare qualcosa che al momento non esiste, ma arriverà.
Quel momento di pausa, può farci guadagnare, senza farci giudicare poco preparati uno spazio nuovo in cui in cui i pensieri diventano preziosi , duttili e flessibili.
L' essere umano deve possedere la capacità di mettersi in discussione, in modo che la soluzione giusta sia un mix di pazienza e di giusto tempo, senza fretta, tale impostazione coinvolgerà chi ci ascolta e si rivelerà piu' rispettosa delle esigenze altrui.

venerdì 18 luglio 2008

IL DOLORE SE NON TI UCCIDE TI FORTIFICA

In questo periodo la mia vita è stata sconvolta da un evento atroce, a cui stò cercando di sopravvivere salvando il salvabile.
E' proprio vero che "il dolore se non ti uccide ti fortifica", molte volte per capire certi concetti l'unica soluzione è viverli sulla propria pelle.
Non so se sarei riuscita a sopportare tanto da non avere più paura di niente, se non avessi costruito e messo da parte tante gioie, una riserva per percorrere questo difficile cammino.
Senza la ricchezza del nostro passato, tirato fuori per annacquare il nostro triste presente, certe catastrofi ci farebbero impazzire.
Ci vorrà del tempo per lenire tanto dolore, che ha anestetizzato tutti i sensi, ma è proprio vero che la vita vince sopra tutto.

lunedì 14 luglio 2008

l' ARTE DI GODERE LA VITA

Molti pensatori del nostro tempo ci possono venire incontro con semplici istruzioni per riuscire a dare valore a ogni istante e quindi renderci capaci di godere appieno la vita:
"La felicità è un inside job, un lavoro interiore. Fare tutte le sere una lista delle piccole gioie della giornata, aiuta a formare una piccola riserva di positività per i momenti meno fortunati" sostiene la psicologa americana Sonia Lyubomirsky .
"Raggiungiamo la felicità quando mettiamo le nostre forze al servizio di un obiettivo più grande di noi, il vero piacere si ottiene quando riusciamo a dare un senso etico a quanto facciamo. Per esempio giocare con il proprio bambino può essere una gioia. Ma sarà un vero piacere se nel corso del gioco sapremo trasmettergli delle regole di vita che gli serviranno da adulto per essere un buon cittadino" sostiene Martin Seligman docente di psicologia
"La felicità si persegue sviluppando anche il gusto del sè. I nostri cinque sensi , sono altrettante porte di accesso al mondo esterno, ma anche a quello interiore. Si può quindi coltivare il piacere di ascoltarsi, di osservarsi, di guardarsi vivere. Godere la vita è dunque anche restare sempre in connessione col proprio io più profondo. Assaporare le sensazioni esterne e quelle interne. Avere la consapevolezza della vita intorno a sé e dentro di sé. Un progetto che non ha nulla a che fare con lo sforzo e l'ansia di ottenere il risultato, ma piuttosto con la dolcezza verso se stessi anzitutto" sostiene Helen Roubeix psicoterapeuta francese.

martedì 8 luglio 2008

EMPATIA

Un' intervista sul saggio di Laura Boella (docente di storia della filosofia morale ) "Sentire l'altro" ci può aiutare a capire di più su questa parola "empatia", cosi difficile da spiegare e da praticare:
Nel suo saggio, ci invita a prenderci cura delle relazioni allo stato nascente. In che modo?
"Abbiamo relazioni di vicinanza e intensita' oppure di somma freddezza e indifferenza, in mezzo sembra che non ci sia niente. Proprio l'empatia ci può invece aprire quel territorio molto vasto, che sta appunto nel mezzo, che è l'irrepetibilità di ogni incontro umano. L'empatia non è una forma di conoscenza intellettuale ("capisco") o la riproduzione di un sogno da me precedentemente vissuto ("anch'io ho provato lo stesso") non richiede immediatamente un soffrire o un "gioire" insieme. Empatizzare vuol dire sentirsi in relazione con l'altro, e farne davvero esperienza, investendo le nostre energie migliori nella relazione, prima che il legame si trasformi poi in amicizia, simpatia, compassione, altruismo, ammirazione etc. In questo senso dico che l'empatia è lo stato nascente di tutte le molteplici relazioni che accompagnano l'esistenza di ciascuno."
Cosa ostacola la messa in pratica dell'empatia?
"L'ingombro del nostro io, la fretta, la paura. In realtà, in questi spazi affollati di solitudine dove siamo invisibili gli uni agli altri, hall di albergo, stazioni, aereoporti, centri commerciali, tutti siamo in attesa di uno sguardo o di una parola. Tutti vogliamo che l'altro ci guardi e ci dica "Si io ti vedo, tu esisti per me". Chi è guardato alza gli occhi, scriveva Walter Benjanim. Praticare l'empatia è un rispondersi, riconoscersi, essere guardati e guardare. E' quel "rendersi conto" di cui parlava Edith Stein che ci dispone ad accogliere l'esperienza dell'alterità dentro noi stessi, mantenendo la distinzione tra me e l'altro: Ma proprio attraverso il rapporto empatico possiamo ampliare la nostra soggettività che si arricchisce e si trasforma. La gioia dell'altro torna ad essere la sua gioia, ma noi ora sentiamo un'altra gioia rispetto a quella che sentivamo io, tu o lui restando isolati.
In fondo, conoscere l'empatia significa sottrarre alla casualità i nostri rapporti."